Egli rifletteva su elementi oscuri e profondi che non ha mai dichiarato.
Assume degli pseudonimi, eteronimi attraverso i quali comunica e tematizza le sue prospettive filosofiche.
- pseudonimi --> quelli che rimandano sempre ad una stessa identità soggettiva
- eteronimi --> implicano qualcosa in più, ovvero l'uscita da noi stessi e l'adozione di un altro punto di vista
La verità è percepita da Kierkegaard come qualcosa che si da solo all'interno di una prospettiva personale, qualcosa che sperimentiamo a partire da una vicenda che ha valore esistenziale, che riguarda l'individuo, il singolo. Essa dice soltanto chi è l'individuo, cosa significa la vita dell'individuo, qual è la portata e il valore che questa esistenza può avere.
Una volta tolto il concetto di totalità o di sistema non e più possibile pensare ad un orizzonte comune all'interno del quale le singole prospettive vengono riunificate. Ciascuna prospettiva è la verità tutta intera e nello stesso tempo la verità prospettica.
LA VITA ESTETICA
Gli stadi del cammino della vita virtualmente sono infiniti, perché infinite sono le possibilità di prospettare i modelli entro cui fare le esperienze.
Le prospettive fondamentali sono secondo Kierkegaard 3:
- lo stadio estetico --> è lo stadio/ la prospettiva di colui che vive nell'attimo, di colui che fa della differenza la chiave della sua vita, ovvero disporsi nei confronti del mondo, degli altri, delle cose in un atteggiamento di sorpresa e di scoperta, cioè considerare tutto ciò che ci circonda come l'occasione per fare sempre nuove esperienze. Il seduttore è una figura tipica della vita estetica. Egli è colui che sta nei confronti degli altri e delle cose che gli succedono, pronto a raccoglierle tutte, pronto a scoprire in tutte un'occasione. E' colui che ha un'estrema capacità di cogliere le differenze. Tutto può suscitare in noi un senso di piacere se osservato in questa luce in cui vede le cose il seduttore. Chi vive da seduttore è condannato a vivere in un'uniformità.
- lo stadio etico
- lo stadio religioso
Isterismo dello spirito --> immaginiamo l'esteta, colui che ha saputo disporsi nei confronti delle cose con questa capacità di accoglierle tutte. Nerone è un esteta. L'esteta viene annientato da questa logica perché si dedica a questo gioco, ma alla fine ha bisogno sempre di maggiori sollecitazioni. La sua sensibilità è quella di chi soffre di un'isteria, di una impossibilità di dare sfogo a questa sovraeccitazione. L'isteria dello spirito è propria dell'uomo religioso mancato, di chi non riesce ad uscire da questa contraddizione e ne rimane vittima.
LA VITA ETICA
La vita etica è il gradino superiore. Le risposte della vita estetica vengono a partire dalla vita etica.
Anche la vita etica è soggetta ad una contraddizione che la rende impraticabile.
Essa è caratterizzata dalle continuità, dall'impegno.
La figura della vita etica è il matrimonio ovvero un ''sì'' ripetuto ogni giorno. Questo significa scegliere ed essere fedeli alla scelta. Chi davvero sceglie è, secondo Kierkegaard, l'uomo etico.
''Piuttosto di non scegliere, meglio scegliere il male, rimanendo però fedele alla scelta''.
Ciò che distingue la vita etica da quella estetica è questa capacità di essere fedeli a sé stessi.
La forza della vita etica consiste nell'essere autosufficienti. L'uomo etico è in pace con sé stesso.
LA VITA RELIGIOSA
La vera salvezza è quella religiosa.
La vita religiosa va oltre i primi due stadi: essa è un superamento di tutto, dell'autocoscienza, e questo è un passo verso la verità…
...ma Kierkegaard rifiuta questa ipotesi: lui parla della verità per noi, per me, in cui ne va di me, del singolo.
Kierkegaard gioca abbandonandosi ad un prospettivismo, che è un vero e proprio pensiero tragico. Esso è quello di cui nega che esista un punto di vista superiore, un punto di vista risolutivo, ma dalla lotta delle prospettive, del dramma, fa emergere la forza della convinzione.
Per lui il discorso filosofico arriva fino ad un certo punto; fino al punto in cui il singolo deve prendere le proprie decisioni in assoluta solitudine. La figura di Abramo esprime questa assoluta solitudine.
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