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LA NASCITA DELLA PSICOANALISI TRA FREUD E JUNG -UMBERTO GALIMBERTI

FREUD PSICOLOGIA E FILOSOFIA: LE DUE SOGGETTIVITA’
Freud va sottratto al mondo degli psicologi e consegnato al mondo dei filosofi perché dice cose molto più potenti di quanto la psicoanalisi riesce a percepire. Freud è abbinato al concetto di inconscio. inconscio non è una parola solo analitica, ma compare già nella filosofia romantica. l'inconscio si riferisce alla parte irrazionale del uomo. Il precursore di Freud è Schopenhauer. lui pensa che ci sia in ogni uomo una doppia soggettività, una dice “Io” , l'altra dice “natura “.

LA VITA DI FREUD
Egli nasce nel 1856 a Freiberg da una famiglia di origine ebraica e dopo pochi anni si trasferisce a Vienna. decide di iscriversi all'università di medicina e si specializza in neurologia. per tre anni lavora nell'ospedale di Vienna e cura i pazienti affetti da turbe neurologiche. nel 1885 Apre uno studio inizia a utilizzare l'ipnosi con i suoi pazienti. i suoi studi iniziano con l’isteria per poi arrivare alla scoperta della psicoanalisi. nel 1900 pubblica tra "l'interpretazione dei sogni”. Freud muore nel 1939 a Londra

LE PULSIONI
secondo Freud ci sono due pulsioni: sessuale e aggressiva. Lui le colloca nell'inconscio, ovvero in ciò che non è mediamente pensato in nessuno di noi. Freud ipotizza che in ognuno di noi si sia un fondo che lui chiama inconscio, chiamato da noi inconscio pulsionale, dove sono espresse le due potenze che servono all'economia della natura e alla conservazione della specie: la sessualità e l'aggressività. non sono istinti, ovvero risposte rigide agli stimoli Perché l'uomo non ne possiede.

L’INCONSIO: ES IO E SUPER-IO
secondo Freud l'apparato psichico è composto da tre stanze: es, io, super-io. L’es è tutto ciò che ereditato , è presente Fino dalla nascita, stabilito per Costituzione, quindi le pulsioni primitive. è l'inconscio inteso come l'altro, l'essere sconosciuto che vive in ognuno di noi. il super-io è quell’area della psiche detta “coscienza” o senso del dovere. nasce dall’ interiorizzazione dei divieti con funzione di giudice e censure nei confronti dell' io. L’io o L’Ego è la parte consapevole della psiche, L'unica a contatto con il mondo esterno. in essa trovano posto le sensazioni, la fantasia, le emozioni e l'intelletto. L’io è perennemente al lavoro per mantenere un equilibrio fra la salute mentale e la personalità dell'individuo

INCONSCIO: QUESTIONE DI EQUILIBRIO
una persona si dice che è equilibrata quando l'io tiene in equilibrio questi due inconsci contraddittori. contraddittori perché la pulsione vuole esprimersi ma in questo modo si creerebbe una situazione invivibile in ambito sociale e per questo l'uomo deve contenere le sue pulsioni e lo fa attraverso il super io, in cui si raccolgono le esigenze della società non conflittuali e quindi tranquille.

 LE ISTANZE SOCIALI E LA MORALE
Le istanze sociali sono i divieti, i limiti che ciascuno deve dare a se stesso. queste limitazioni vengono acquisite dall'infanzia, in poche parole è un’ interiorizzazione egoistica. molte volte agisce dentro di noi la morale eteronoma, dove l'uomo sta alle leggi e ai divieti solamente in presenza di un sorvegliante. ( esempio il bambino non mangia la Nutella perché la mamma non vuole, ma magari lui lo fa quando la mamma non c'è) . si arriva a una morale autonoma quando si interiorizza il divieto (esempio il bambino non mangia la Nutella anche se la mamma non c’è )

IL CASO DI ANNA O
il caso clinico a cui risale la nascita della psicoanalisi è il caso di Anna O, affetta da gravi disturbi isterici, quali paralisi motoria, turbe della vista, tosse nervosa, anoressia. Anna era in cura da Breuer. ogni sera punto ogni sera lui la ipnotizzava e la faceva parlare. sotto ipnosi lei parlava di episodi trascorsi durante un periodo molto duro della sua vita: in cui aveva dovuto assistere il padre gravemente malato. Breuer notò che Anna riusciva a rivivere intensamente le emozioni legate all'episodio e al termine dell' ipnosi. questa terapia definita catartica funzionò anche con gli altri sintomi. Freud afferma così che l'isterico soffre di ricordi, ovvero dagli aspetti dolorosi di un episodio passato.

IO E LA NEVROSI
L’ io è sempre nevrotico , da un lato subisce l'espansione del mondo pulsionale e dall’altro l'espansione del mondo dei divieti inconscio sociale . è chiamato così perché una volta interiorizzati i divieti non abbiamo bisogno di riflettere su quello che si deve o non si deve fare, è automatico. Subendo le pulsioni dell'inconscio sociale e pulsionale, l'io finché riesce a mantenere distanti questi due scenari conflittuali è detto nevrosi. la nevrosi è un conflitto tra il mondo pulsionale e il mondo dei divieti . quando i due mondi Vengono a contatto eliminando l'io si parla di psicosi ovvero di follia. Freud cura Solo le nevrosi ovvero si prende cura solo del mondo dove l’io c’è.
Nel corso del 800 l’osteria tra le donne delle classi benestanti raggiunge dimensione epidemiche. Come dimostrerà Freud si tratta di una malattia che ha inscindibili legami con la sessualità e in particolare con i taboo e i divieti che la società dell’epoca impone alla vita sessuale delle donne. Nel modello della famiglia borghese dell’ottocento il marito ha una posizione dominante ed è il solo che ha libertà di azione e di movimento. La donna invece è e deve essere esclusivamente moglie e madre. Un tale stereotipò viene ribadito anche a livello scientifico: ogni mese il ciclo mestruale ricorda alla donna la sua vera funzione, la naturale vocazione alla riproduzione è il suo prezioso patrimonio. Un clima così fortemente repressivo di istanze sessuali e aspirazioni personali fa da cultura allo sviluppo di numerosissimi casi di isteria .
Gli svenimenti, le crisi, il pallore, gli spasmi entrano addirittura a fare parte dello stereotipo femminile dell’epoca. Con lo sviluppo della neurologia l’ipotesi della collocazione ginecologica viene abbandonata e la malattia viene associata all’ipersensibilità del sistema nervoso della donna che reagirebbe ammalandosi alle costrizioni sociali e agli stili di vita imposti dalla cultura. È lo stesso Freud a comprendere per primo che la neurologia non basta a spiegare il fenomeno e che bisogna intraprendere una strada del tutto diversa.

L’INCONSCIO, IL PRINCIPIO DI PIACERE
L’uomo è un animale desiderante, desidera ciò che non possiede per cui la struttura psichica è regolata da quella dimensione che si chiama mancanza. La parola desiderio prevede quindi un intervallo tra ciò che io desidero e l’oggetto che soddisfa il mio desiderio. Questo intervallo è la costruzione della psiche, infatti il bambino quando nasce non conosce questa distanza tra il desiderio e la sua soddisfazione. Questa immediata soddisfazione del desiderio Freud la chiama principio di piacere. Esso mal si adatta con la realtà, crescendo noi siamo in qualche modo costretti a raggiungere la soddisfazione dei nostri desideri attraverso quello che Freud chiama lavoro psichico. Il lavoro psichico è caratterizzato dalla distanza che la realtà impone tra il mio desiderio e la sua realizzazione. Accedere al lavoro psichico significa accedere a ciò che Freud chiama principio di realtà . La realtà ci impone un certo lavoro per raggiungere la soddisfazione dei desideri. L’infantilismo è la rinuncia al lavoro psichico per prevenire la soddisfazione e quindi una regressione nel mondo infantile.

L’ESSERE UMANO, LA PSICHE
Nell’antica Grecia Psiche era una divinità, la sposa di Amore. Con questo termine si indicava un soffio, un respiro che veniva usato per rappresentare il principio vitale dell’essere umano, ciò che permette all’uomo di provare emozioni, sentimenti e quindi le passioni . Psiche era l’anima, la mente, l’elemento che consentiva all’essere umano di differenziarsi dall’inanimato e che faceva si che questi potesse avere coscienza di sé. Platone nel Fedro rappresenta l’anima con il mito della biga trainata da due cavalli e guidata dall’auriga. Dei due cavalli, uno è bianco raffigurante la parte dell’anima con pensieri più alti e nobili, quella intellettiva. L’altro è nero, rappresentante la parte dell’anima con pensieri più bassi quali la passione e i sentimenti, la concupiscenza. I due cavalli sono tenuti per le griglie dell’auriga che rappresenta la parte razionale, la ragione che li governa armonizzando i loro movimenti. L’immagine posta da Platone nasce dall’osservazione dei comportamenti quotidiani dell’uomo e mette in evidenza gli ambiti all’interno dei quali si muoverà la psicologia sin dalle origini: l’agire umano, le motivazioni che spingono l’uomo a modificare i suoi comportamenti, gli scenari all’interno dei quali è destinato a muoversi l’animo umano.

L’ESSERE UMANO, LE FASU DELLO SVILUPPO PSICHICO
Questo mondo infantili viene organizzato da Freud secondo tre fasi, dove si concentra la libido, l’energia psichica che si concentra in alcuni luoghi dell’ano, che sono le aperture del nostro corpo: bocca, ano e genitali. La libido si concentra innanzitutto nella bocca perché se non ci fosse un piacere dell’alimentazione i bambini non crescerebbero. Per mangiare bisogna muovere dei muscoli, bisogna fare una certa fatica, e questa deve essere immediatamente compensata da un piacere. Così la libido si concentra nella bocca, alla fase orale. Questa prima fase investe i primi due anni di vita in modo da allenare il bambino all’alimentazione quindi alla crescita.

 L’ESSERE UMANO, LA FASE DEL CONTROLLO
La seconda fase è detta fase anale, durante la quale il bambino comincia ad acquisire una sorta di padronanza del proprio corpo, nel senso che dipende da lui rilasciare o trattenere le feci. Secondo Freud questa è la prima forma di controllo sul mondo, nel senso che dipende da noi decidere un rilascio o un contenimento. La figura metaforica che si sviluppa a partire da qui è il controllo del modo che si estende al controllo dei propri giocattoli, della propria stanza, al controllo degli altri. Questa dimensione di controllo innesca una figura antropologica fondamentale che è la figura del potere. Mentre nella prima fase si sviluppa la componente dell’avere (non c’è ancora un essere), in questa seconda fase ce l’esercito del potere, potere di controllo. Anche qui si può essere molto gratificata e soddisfatta di questo controllo, così come si può essere pochissimo soddisfatti e avremmo i due processi o di fissazione in questa fase o di regressione a questa fase, qualora passati alla fase successiva non si è stati sufficientemente soddisfati.
Secondo delle regressione di una fase o alla fissazione ad un’altra fase, dipendono molte patologie molto note: ad esempio gente che si è fissata alla fase orale o è regredita alla fase orale avrà disturbi noti come disturbi dell’alimentazione. Il cibo è la forma dell’accettazione della vita o della rinuncia della propria vita sottesa al rapporto col cibo c’è sempre un rapporto con l’incertezza se devo esistere o se non devo esistere.
Così si formano le personalità cosiddette leader o gregari a seconda della soddisfazione o insoddisfazione che si è avuto in questa fase. I leader sono figure che non possono prescindere dal bisogno del controllo generalizzato del mondo che li circonda e naturalmente questa è anche la sua versione patologica nella paranoia, ovvero nel bisogno di controllare il mondo circostante, ma siccome non si è in grado, ogni fallimento di questo controllo viene interpretato come un effetto di una persecuzione che altri ci ordiscono contro di noi. Infine, la terza fase, quella Edipica, per cui Freud è molto noto, che consiste nella relazione con il padre e con la madre in una forma significativamente drammatica.

L’ESSERE UMANO, IL COMPLESSO DI EDIPO
Il complesso edipico letto metaforicamente è una cosa formidabile: in cui si imparano due dimensioni fondamentali dell’esistenza umana che sono rispettivamente l’identità e la relazione. Se io non ho identità non so chi sono e se non ho acquisito la struttura della relazione non so rapportarmi agli altri. Queste sue dimensioni si acquisiscono lungo il percorso edipico che a parere di Freud si costituisce tra i 4 e i 6 anni.

L’ESSERE UMANO, EDIPO E IL MONDO MASCHILE
Illustrato dal punto di vista del figlio maschio le cose vanno in questa maniera. Il bambino vuole dormire con la madre, per questo, vuole sedurla: imita il padre, fa tutto quello che dice il papà, va a giocare con lui, fa le gare con il padre; i padri naturalmente si confondono, pensano che i figli siamo innamorati di loro che si crei una bella alleanza, ma in realtà il figlio sta imparando come si fa a diventare come il papà, il quale fruisce dalla madre e volendo il figlio fruire dalla madre, imita il padre. In questo processo di imitazione il figlio crea la propria identità maschile. Impara a diventare maschio. Dopodiché ad andare a letto con la madre continua a essere il padre, allora subentra quella che Freud chiama frustrazione. Il bambino pensa “ ho fatto tanta fatica per diventare come mio padre e raggiungere l’oggetto del mio desiderio, eppure non l’ho raggiunto.
Questi processi di frustrazione hanno due possibili esiti: o un esito depressivo, per quanti sforzi faccia non raggiungerò mai la metà, oppure un effetto incentivo, bisogno che nella vita in generale mi dia da fare per raggiungere gli scopi. Così il bambino impara la sua identità, imitando il padre e impara la sua relazione con l’altro sesso amando il primo rappresentante dell’altro sesso, cioè la madre.

EDIPO E IL MONDO FEMMINILE
Il mondo femminile è contrassegnato dal 2, mentre il mondo maschile dall’1.
2 significa l’uno è l’altro; il corpo femminile è già costruito per due, la madre e il figlio. Perciò la donna è innanzitutto relazione, e a partire da essa costruisce un’identità.
I maschi invece tendenzialmente sono identità che instaurano relazioni, ma la relazione non è il costitutivo del maschile, ma lo è del femminile.
La psiche femminile è decisamente più complessa di quella maschile. Questa complessità viene fuori quando la ragazza, durante la sua pubertà, comincia a considerare la sua identità, a compiacersi del suo corpo, a vedere di costruirselo secondo i suoi desideri. Il ciclo mestruale interviene nella donna per dirle “tu sei un io, ma sei anche una funzionaria della specie”. Anche gli uomini sono dei funzionari della specie ma non ne hanno una percezione fisica e tantomeno psichica.
Nel caso del complesso edipico rovesciato la donna ama il padre e vuole prendere il posto della madre.
La donna ha capacità percettive, emotive, cognitive nel mondo molto meno definite e precise di quelle maschili.

PENSIERI
“L’io non è padrone in casa sua” -S. Freud
“L’angoscia si può definire come una specie di stato di attesa o di preparazione al pericolo, anche se ignoto”
“Il sogno é incoerente, riunisce senza esitazione le più grosse contraddizioni, ammette cose impossibili, trascura le nostre cognizioni, così importanti durante il giorno, ci fa apparire eticamente e moralmente ottusi”

IL DISAGIO DELLA CIVILTÀ
Freud ha anche una componente profetica.
Ne Il disagio della civiltà egli ipotizza che la nostra civiltà sia troppo severa in termini di regole, convenzioni, divieti. Esprime questo concetto con l’espressione “L’uomo ha barattato gran parte della sua felicità per un po’ di sicurezza”. Il mito della sicurezza è un mito particolarmente sentito oggi, ma non bisogna dimenticare che il concetto di sicurezza necessita di regole che quando diventano eccessive comprimono la vita e anche la felicità. Il luogo più potente delle regole (quindi della sicurezza) è costituito dal mondo della tecnica. Quest’ultima è un impianto di regole molto rigoroso, ci propone come modello la macchina, rispetto a cui gli uomini sono inferiori in termini di efficienza, precisione, regolarità, perché gli uomini hanno umori, si ammalano, le donne restano gravide: non funzioniamo bene come le macchine, anche se il modello che ci viene proposto è questo.
 “Io sono non tanto me stesso, quanto piuttosto la funzione che svolgo”: come ben rappresentato dai nostri biglietti da visita, in cui il nostro nome dice e non dice, ma la nostra funzione dice con chiarezza, per cui noi siamo visualizzati a partire dai nostri ruoli.
Se siamo funzionari della specie, oggi siamo anche funzionari di apparati.
Jung indica come scenario psicanalitico quello di diventare se stessi al di là delle maschere, dei ruoli, delle funzioni che la società esige da noi per la sua economia e non per la nostra.

UNA DIVERSA VISIONE DELL’INCONSCIO
Tutti noi nasciamo in un contesto schizofrenico, abitati da molte personalità, da molte figure, e su queste molte figure una prende il sopravvento: l’io. Finché quello che si chiama “io” riesce a tenere a bada tutte le altre, abbiamo una persona che sta in sè; se invece questo suo lavoro di contenimento non riesce, possono esplodere tutte queste personalità e si diventa di volta in volta bambino, vecchio, saggio, depresso, contento. Questi sono tutti motivi umani raccolti dentro di noi nel nostro cosiddetto inconscio, e che prima o poi possono fuoriuscire quando io non avrò la forza di contenerli.
Jung estende il mondo psicanalitico non solo alla nevrosi in cui l’io è sempre presente, ma anche alla psicosi dove l’io può anche essere soppresso dalle forze dell’inconscio.
La normalità è una cosa che ogni giorno dobbiamo costruire perché lo scenario che ci contraddistingue è propriamente lo scenario della follia.

LA VITA DI JUNG
• 1875, Svizzera
• molto solitario
• lavora all’istituto psichiatrico di Zurigo
• scopre la psicanalisi freudiana
• corrispondenza epistolare con Freud
• i due collaborano e si stimano
• possibile successore di Freud alla guida del movimento
• separazione dei due
• 1912 Trasformazioni e simboli della libido: in questo libro amplia la ricerca
psicanalitica dalla storia personale del singolo alla storia della collettività
umana
• 1946: si dedica completamente ai suoi studi isolato in una torre

I SOGNI E L’ORDINE DELLA RAGIONE
Ciascuno di noi è folle.
Quando ci si sveglia la mattina si esce da un contesto di follia: il mondo notturno, dei sogni è un mondo in cui non funzionano le leggi della ragione. Nei sogni io sono femmina, ma anche maschio; adulto, ma anche bambino. Non funziona il principio di causalità, percui gli effetti producono le cause. Non funziona lo spazio e il tempo. Non funziona la categoria della temporalità. Non funziona nulla di tutto ciò che è razionale.
Da svegli dobbiamo recuperare tutto l’ordine della ragione e lo facciamo con una certa fatica. La prima ora di veglia è il momento più rituale di tutta la nostra giornata: viviamo in terza persona per questo lavoro che la nostra psiche sta facendo per recuperare il mondo della ragione.
Questo scenario della follia così evidente nelle notti è il sottosuolo della nostra personalità.

IL VALORE DELLA FOLLIA
La struttura della follia è ciò che ci distingue l’uno dall’altro. La nostra specifica follia è ciò che ci individua, perché per quanto riguarda la ragione siamo tutti uguali perché osserviamo tutti le stesse regole.
L’umanità nasce con la fuoriuscita dalla follia in cui prima si trovava e che viene attribuita al mondo degli dèi.

LE PERSONALITA’ LATENTI
Jung è noto perché si è occupato di tutta la storia dell’umanità, soprattutto della storia delle religioni, in cui si individua la dimensione per cui l’uomo è ragione e la divinità è la simbolica della follia. La violenza viene sempre attribuita alla divinità perché è struttura dissolvente alla comunità. La follia è una dimensione pre umana che ciascuno di noi conserva nel suo fondo in cui sono contenute tutte le possibili esistenza non sviluppate allo stato primordiale potenzialmente espressive che caratterizzano per sino i nostri stessi umori. Non siamo sempre uguali infatti durante il giorno. Ci sono delle personalità latenti dentro di noi che colorano i nostri umori finché siamo normali e che si impossessano delle nostra personalità quando l’io collassa. Questo è lo scenario in cui si muove Jung che amplifica il concetto di inconscio.

LA CONCEZIONE DEI SIMBOLI
Fondamentali in Jung sono due concetti: il concetto di simbolo, diverso radicalmente da quello di Freud (per lui il simbolo equivale al segno), c’è una perfetta corrispondenza tra ciò che i sogno e il significato di riferimento, nel caso di Jung invece non c’è questa corrispondenza; i simboli mettono insieme degli opposti e restano simboli fin quando non vengono codificati. In questo caso sono generativi, sono forze, significativi, sono eccedenze di significato.

DIVENTA CiO’ CHE SEI
La cosa più bella della psicologia analitica di Jung è il concetto di individuazione. Lo scopo della psicoanalisi è il processo di individuazione, che può essere tradotto con una frase emblematica di Nietzsche “ Diventa ciò che sei”. Nel senso che nella nostra vita continuiamo seguire dei modelli, ma poi bisogna staccarsi da questa imitazione e diventare quello che propriamente siamo. La prima condizione per diventare se stessi è quella di conoscersi, conoscere la propria virtù e la propria capacità. E se riesci a diventare te stessa raggiungi la felicità. Non bisogna quindi essere uguali agli altri, ma neanche essere egocentrici.

DUE SCENARI DELLA PSICHE
Jung e Freud hanno litigato molto a causa di una donna, per quanto riguarda il pensiero invece a causa di concezioni diverse.
Con Freud e Jung ci sono due scenari della psiche: la psiche non è quindi qualcosa di immutabile, ma è una visione del mondo.

 IL FUTURO DELLA PSICOANALISI
Siamo passati da una società della disciplina, dove il conflitto era tra desiderio e repressione, a una società dell’efficienza dove l’angoscia è nell’ansia di essere all’altezza di apparati tecnici e burocratici che ci vengono richiesti. Il problema sta nella capacità di raggiungere gli obiettivi che ci vengono dati. Questi non c’erano problemi durante i tempi di Freud e Jung, perché non avevano sperimentato questo tipo di società e forse questo sarà la ragione del declino della psicoanalisi. Un motivo previsto già da Freud sul declino della psicoanalisi, che dice che la psicoanalisi è una scienza provvisoria, e forse le neuro scienze ci spiegano quello che Freud ha descritto in modo letterario, quello che secondo lui era clinico.

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